Martedì 15 Gennaio la sezione AIA “Guerrino Trastulli” di San Donà di Piave ha avuto l’onore di ospitare Gianluca Rocchi. L’arbitro fiorentino è stato assegnato alla sezione veneta dall’ormai consueto sorteggio effettuato dall’ AIA centrale che associa ad arbitri e dirigenti arbitrali appartenenti agli Organi Tecnici Nazionali alcune sezioni nelle quali tenere una Riunione Tecnica Obbligatoria.
La riunione si è svolta nella la splendida cornice della Sala Ronchi presso la sede del Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale alla presenza del componente del Comitato nazionale Giancarlo Perinello, del Presidente e di alcuni dei Componenti del Comitato Regionale Arbitri Veneto, del Vice-Presidente del Comitato Regionale Veneto, Roberto Mamerti, del Sindaco del Comune di San Donà di Piave, Andrea Cereser nonché di numerosi associati provenienti da varie sezioni Venete e dal vicino Friuli Venezia Giulia.
Dopo gli onori di casa del Presidente sezionale Andrea Marangon, è stata la volta Andrea Cereser a dare il benvenuto a Gianluca sottolineando le analogie tra la figura dell’arbitro e quella del sindaco di qualsiasi città: “Gli arbitri, sono un po’ come i sindaci, per quanto siano bravi ci sarà sempre qualcuno pronto a criticare il loro operato”.
E’ con questa introduzione che, dopo i saluti di Giancarlo Perinello e Dino Tommasi, la parola viene passata direttamente all’ospite che, certamente, non ha bisogno di presentazioni.
Gianluca ha saputo coinvolgere gli associati in un dialogo, ha catturato l’attenzione dei presenti in sala senza nemmeno aver bisogno di diapositive da quanto vividi e ricchi di particolari i suoi racconti.
Le domande e le curiosità si sono susseguite, l’una dopo l’altra fino a tarda serata; si sono potuti così toccare vari punti di una prestazione arbitrale. Tra i più importanti: la capacità di un arbitro di sapersi autovalutare, di saper giudicare in negativo prima che in positivo la propria gara e di essere il primo osservatore della propria performance e di sé.
In un passaggio della riunione infatti ha sostenuto: “Sapete cosa mi ha permesso di arrivare ad arbitrare determinate gare? Il mio essere esigente con me stesso, il non sapermi accontentare, il mio arbitrare ogni gara come fosse la finale di Champion’s League e l’analizzare ogni gara sia negli aspetti positivi che in quelli negativi. Una partita fatta male equivale a cento fatte bene perché è in quelle fatte male che si migliora”.
Ha sottolineato poi l’importanza di preparare al meglio ogni singola gara e di fare squadra anche fuori dal campo, seppur con nella sana competizione che è alla base della crescita e del miglioramento costante di ogni uomo e di ogni donna prima ancora di ogni arbitro.
Non sono mancate curiosità, domande ed episodi relativi al VAR; di quanto, nonostante vi sia oggi la possibilità di correggere gli errori commessi sul terreno di gioco, sia fondamentale la presenza di un arbitro che vede e decide.
La serata si è conclusa infine con un prezioso consiglio: “Siate naturali, ragazzi, non sforzatevi di essere quello che non siete”. E’ vero, le persone che ci stanno attorno percepiscono le forzature, comprendono quando ciò che facciamo è fatto con impegno e passione e quando gli atteggiamenti che attuiamo fanno davvero parte del nostro carattere. Modificando il nostro modo di agire per piacere ad altri, rischiamo di non piacere né agli altri né a noi stessi.
Quale miglior esempio per i giovani, quale miglior “insegnante”, quale migliore fonte di ispirazione di uno degli arbitri più bravi al Mondo? Gli associati di San Donà di Piave, da subito entusiasti della “designazione” di prestigio sono stati partecipi di una serata senza dubbio oltre ogni aspettativa e che sicuramente porteranno con loro qualche piccolo consiglio, nella speranza che possa un giorno realizzarsi anche per qualcuno di loro il sogno della Serie A.